Il film di Matteo Garrone è l'adattamento cinematografico della raccolta di fiabe "Lo cunto de li
cunti" di Giambattista Basile, pubblicata postuma tra il 1634 e il
1636.
Il film racconta tre fiabe, ciascuna con un re, un castello e una morale.
La bellezza dell'Italia in questa pellicola è protagonista: Gennaro Aquino, location manager, ha saputo trovare il "cuore di pieta" per il film, che rendono ancora più fantastiche e drammatiche le tre storie. Con gli effetti speciali sono inoltre riusciti ad aggiungere delle componenti inesistenti: un mix di finzione e realtà , di fantasia e realtà , che danno ai luoghi un'energia simbolica ancora più potente.
Castel del Monte
L'imponente edificio a pianta ottagonale, fatto costruire da Federico II nel XIII secolo, a pochi chilometri da Andria, in Puglia, è nella prima storia la dimora di un re nano che alleva di nascosto una mostruosa pulce gigante e che dà in sposa l’unica figlia a un orco gigantesco ripugnante.
Il Castello è visitabile: tutte le informazioni sul SITO UFFICIALE
Il Castello è visitabile: tutte le informazioni sul SITO UFFICIALE
Castello di Roccascalegna
Nella seconda storia incontriamo un re erotomane Vincent Cassel, amante delle orge e delle belle donne, che viene circuito da due anziane tintrici, una delle quali riuscirà anche a portarselo a letto con l'inganno. Quando il re capisce di essere stato circuito, la lancia giù dal castello.
Questo edificio è senza dubbio uno dei più belli d'Abruzzo, collocato su di uno sperone di roccia che domina il delizioso borgo medievale, il vallone del Rio Secco e la vallata del Sangro.
Il castello è sospeso tra cielo e terra ed è circondato da possenti mura.
Il castello è visitabile e si trova a un'ora di macchina da Chieti e da Pescara.
Il castello è visitabile e si trova a un'ora di macchina da Chieti e da Pescara.
Tutte le informazioni: www.castelloroccascalegna.com
La terza storia parla invece di una regina (Salma Hayek) che, pur di rimanere incinta, divora il cuore rosso pulsante di un mostro sottomarino e partorisce un figlio albino il giorno dopo, costretto subito a fare i conti col suo doppio, generato dalla donRagusana che ha cucinato il pasto alla sovrana.
L'ambientazione della storia nasce dalla fusione filmica di più location.
Castello di Sammezzano
Questa eclettica dimora si trova in provincia di Firenze, edificata in stile moresco all'inizio del Seicento per volere della famiglia Ximenes D'Aragona che la riprogett' alla fine dell'Ottocento realizzando il parco e il più importante esempio di architettura orientalista in Italia.
Oggi è di proprietà privata ma il Comitato FPXA organizza visite del Castello e raccoglie fondi per il restauro.
Tutte le informazioni: www.sammezzano.org
Castello di Donnafugata
Appartenente al territorio del comune di Ragusa, dista circa 15 chilometri dalla città .
L'attuale costruzione risale al tardo Ottocento.
Il parco ospita al suo interno un labirinto di muri a secco, e nelle scene del film vediamo la regina perdersi inseguendo il figlio e il suo sosia.
La reggia è visitabile e trovate tutte le informazioni sul sito del Comune di Ragusa
Se il film fosse stato girato in America, tutto quello che avremmo visto sarebbe stato frutto di una ricostruzione.
La coraggiosa scelta del regista è stata invece quella di usare dei luoghi reali e di scenografarli per renderli fantastici.
L'imponenza architettonica contrasta con la caducità della vita narrata nelle storie, e sono effige di quell'immutabilità contro cui le passioni umane non hanno alcun potere.
Non è un caso che il film si concluda con una scena corale, con tutti i personaggi del film, a Castel del Monte, intenti a guardare un funambolo che cammina su una fune in fiamme che attraversa da lato a lato le mura del castello.
La coraggiosa scelta del regista è stata invece quella di usare dei luoghi reali e di scenografarli per renderli fantastici.
L'imponenza architettonica contrasta con la caducità della vita narrata nelle storie, e sono effige di quell'immutabilità contro cui le passioni umane non hanno alcun potere.
Non è un caso che il film si concluda con una scena corale, con tutti i personaggi del film, a Castel del Monte, intenti a guardare un funambolo che cammina su una fune in fiamme che attraversa da lato a lato le mura del castello.
Una fortissima metafora della precarietà e della fragilità della natura umana.
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